Il Bo Cha è il tè tibetano nato alle pendici dell’Himalaya. Viene preparato dalle popolazioni che allevano gli Yak e fa ancora oggi parte della tradizione di quei luoghi così freddi e così spirituali. Chiudendo gli occhi percepisco ancora il profumo del tè, quel profumo così particolare, intenso e così caldo che la neve attorno a me sembra sciogliersi sotto ai miei piedi.
Nel silenzio delle montagne innevate dell’Himalaya, un anziano monaco con la tunica arancione e a piedi scalzi, mi dà il benvenuto e, con il gesto di una mano, fa un leggero inchino indicandomi di seguirlo all’interno.
Il monaco mi accompagna in una stanza dove altri turisti come me sono intenti a chiacchierare e a godere della loro ospitalità, senza fare troppo rumore e senza alzare la voce.
Mi invita a sedermi a gambe incrociate su un pavimento caldo vicino alla finestra, porgendomi una tazza di legno con una bevanda fumante che profuma di latte e altri odori che mi sono vagamente familiari ma che non riconosco.
In questo stupendo tempio, il monastero di Gandan, a quasi 5000 metri di altezza, i colori delle montagne innevate sono immense pennellate di bianco tuffate in un cielo azzurro che risplende in mezzo alle timide nuvole bianche e morbide che si osservano in lontananza. Si respira con facilità, nonostante l’altezza, e il panorama è davvero unico.
Le preghiere dei monaci accompagnate da leggere armonie delle campane tibetane rompono il silenzio, creando una musica quasi cantilenante, che rende questo posto magico, pacifico e spirituale.
Il Bò Cha
E’ in questo momento così profondo di significato e di una bellezza eterea, quasi immutabile nel tempo, che si racconta il rito del tè tibetano, il bò cha, che ancora oggi viene offerto a viaggiatori e ospiti che giungono sull’Himalaya da ogni parte del mondo.
Non è un tè come gli altri, è un rituale che viene osservato solo in questo posto, per scaldare, nutrire e idratare il corpo.
Si prepara con foglie di tè verde o nero, burro e latte di yak, bicarbonato e sale rosa dell’Himalaya.
Il rituale prevede due momenti distinti, il primo durante l’infusione delle foglie di tè in acqua bollente per qualche ora, e poi l’aggiunta degli altri ingredienti che vengono attentamente e dolcemente amalgamati dentro un cilindro alto in legno fino ad ottenere il tè perfetto.
Per gli orientali ha la stessa ritualità che ha per noi il caffè.
Il tè è un atto completo nella sua semplicità. Quando bevo il tè, ci siamo solo io e il tè. Il resto del mondo si dissolve. Non mi preoccupo per il futuro. Non mi soffermo sugli errori del passato. Il tè è semplice: tè sfuso, acqua calda e pura e una tazza. Inspiro il profumo, piccoli pezzi delicati del tè galleggiano sopra la tazza. Bevo il tè, l’essenza delle foglie diventa parte di me. - Thich Nhat Hanh, monaco zen
Il rito del Bò Cha: un rituale tibetano
Nessuno sa come sia nata l’usanza del tè sulla cima del mondo.
Tuttavia, la guida turistica del mio albergo a Lhasa mi raccontò la leggenda di una principessa cinese, Wen Chen, figlia dell’imperatore Taizong, che nel 641 d.C lasciò il suo paese perché obbligata a sposare il bellicoso re tibetano Songtsen Gampo.
Quell’unione di due culture così diverse ma così ricche di tradizioni creò un rapporto commerciale tra Cina e Tibet. In quello scambio importarono le foglie del tè in cambio di cavalli.
Nacque da quel momento in poi quella che diventò famosa come “la via del tè”.
Grazie ai monaci buddisti, molti altri paesi importarono il tè. In particolare, alle corti nobiliari inglesi piacque talmente tanto da dare vita a un’altra tradizione – viva ancora oggi nel Regno unito: il tè delle cinque.
Ma la storia del tè è piena di misteri, di riti e di tradizioni che vale la pena di conoscere, soffermandosi a gustare e a viaggiare per assaporarne le diverse tipologie, con la consapevolezza che il tè è una delle bevande più bevute al mondo dopo l’acqua, un viaggio che dura da oltre 4500 anni e che ha creato anche parte della nostra meravigliosa storia.
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